
Greta Contardi
Dopo dodici giorni di fermo nella famigerata “zona rossa”, vorrei provare a dissociarmi da questa parola e dal rimbombo mediatico negativo in cui mi sento travolta da due settimane a questa parte. Non mi sento di riportare i miei pensieri ed emozioni di questi giorni sospesi e che si trascinano lenti. Troppo contraddittori, non seguono un filo logico e fatico a metterli nero su bianco, una delle poche volte in cui scrivere non mi aiuta a riordinare le idee. Assomiglierebbe più a uno sconclusionato flusso di coscienza.
Vorrei raccontare piuttosto, le cose a cui mi sto aggrappando insistentemente, con tutti e quattro gli arti, per superare questo momento. Quello che voglio fare è setacciare il marasma di avvenimenti per riportare qualche cenno di umanità a cui ho assistito in questo paese, che avrebbe preferito continuare a vivere nella quiete di provincia.
Il confine fisico è segnato da camionette di autorità addette al blocco, che in questi giorni stanno assistendo a scene bellissime. I compleanni si festeggiano a distanza e con un fievole entusiasmo, ma non sarà una linea immaginaria a fermare un’amica premurosa, che affida una profumata torta al carabiniere, che a sua volta la consegna al festeggiato, e un abbraccio diventa un cenno alla distanza di qualche decina di metri.
Poi, c’è chi purtroppo, negli istanti prima del ricovero, non ha potuto preparare meticolosamente cambi ed effetti personali per affrontare il tempo indefinito della degenza in ospedale. Nemmeno i familiari possono perché residenti entro il limite invalicabile. Alle richieste di aiuto rispondono volenterosi amici anche lontani, che si macinano chilometri pur di fare da tramite per consegnare una valigia con disegni di nipoti, cambi preparati dai parenti del malato, immaginandolo magari senza un libro o un confortevole pigiama. Curare lo spirito è forse curare un po’ anche il corpo…
Ovviamente, anche gli allenamenti sportivi sono tutti sospesi, ma si sa che lo sport è una potente valvola di sfogo per chi inizia a sentire strette le quattro mura di casa. E allora…troviamoci al confine tra zona isolata e quella non, e scambiamoci due tiri di palla. A dividere il campo immaginario una volante della polizia, come ha raccontato il Corriere della sera: clicca qui per leggere.
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