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Confinata a Parma, ma questo cielo non è il mio

Giorgia Persico

Di questi giorni avevo scelto di non parlarne e riservare tutte le mie emozioni al “poi” al “quando tutto finirà” ma non ce l’ho fatta. Per chi ha sempre usato prima l’inchiostro ed ora la tastiera per comunicare è difficile rimandare.

E così, caro diario è il 9 marzo 2020 e ti scrivo da Parma. La mia regione è lontana, Abruzzo, e un po’ contaminata. Il Corona virus saltella senza sosta toccando anche le mie vette, i negozi stanno chiudendo e le mie amiche hanno paura di perdere il lavoro. Le sento confuse e preoccupate: “Non ci sto capendo niente, non so più cosa devo fare” dice una di loro. “Ciao Gio come stai? Mia sorella è tornata da Udine, io sono a Roma non posso neanche salutarla, devo laurearmi” oppure “Giò aggiornami, ci manchi”.

Non sono sola in casa, vivo con Simone, Giuseppe e Francesca. L’amore fra questi due mi consola e mi rallegra, lei è rimasta sola in casa, le sue coinquiline sono “Giù” e teneramente convive nella nostra casa in Via Rosolino Pilo 4.  Sicilia, Calabria, Lombardia e Abruzzo insieme. La mia piccola famiglia. Non siamo “scesi giù” a marzo ed ora siamo bloccati nella zona rossa. Come sono le nostre giornate? Lente, silenziose, malinconie e divertenti. Sulla porta della cucina abbiamo affissato un foglio con su scritto “Biblioteca Pilo” #aitempidelcoronavirus. Simone è diventato uno statista, Francesca è quasi pronta per la laurea e Giuseppe un perfetto ingegnere gestionale. Non hanno sessioni d’esame e studiano per fermare il tempo. I telefoni squillano e ognuno dalle proprie stanze comunica: “Si sto bene”. Rassicuriamo. Temiamo per la Pasqua, avevamo tanta voglia di passare un po’ di tempo con le nostre famiglie. È probabile che resteremo qui, cucineremo noi i nostri pranzi. Uniremo i sapori delle nostre terre, “io mangio il maiale” dice Giuseppe, povera me sono vegetariana. La città è dominata dagli incoscienti, i giovani ragazzi continuano a mangiare prosciutto e bere Spritz, “Neanche a S.Ilario si vedeva tutta questa gente in giro” mi racconta Simone. La nostra proprietaria di casa non si è preoccupata di noi, basta che le versiamo i soldi a fine mese. Intorno a noi, virtualmente, vediamo ricomparire gente finita nel dimenticatoio soltanto perché, forse, si sono accorti che non torneremo a casa per un bel po’. Il premier Conte ha dato il via a banali messaggi consolatori di persone che non hanno mai riflettuto sulla nostra condizione, ebbene sì siamo confinati.  La tecnologia che ho tanto maledetto ora la benedico.

La videocamera del mio telefono è la finestra sul mio piccolo borgo puro e incontaminato. Mia madre è triste ma fiera di me, mia sorella ha l’asma e il mio vicino, Marco, con sindrome di down ha problemi respiratori, non vorrei essere colpevole di infettarli e vederli soffrire in un ospedale che forse non avrà più posti. Sorrido quando sento la voce di mio padre, convinto che dietro tutto ciò ci sia complottismo e speculazione, “torneremo tutti ad arare la terra” dice. Tante volte ho maledetto quel paese, anonimo, desolato e senza futuro ed ora sento il bisogno di respirare quell’ossigeno e fare colazione mentre le montagne mi chiudono proteggendomi. Vorrei che tutto tornasse come prima. Vorrei sfondare il vetro del telefono e dare un bacio in bocca a mio padre, mia madre e mia sorella. I miei nonni sono morti tempo fa ho una preoccupazione in meno, cinica direte, ma verità. Non so quando vi riabbraccerò, per ora penso al presente e nel frattempo mi accontento di un cielo che non è il mio, di una strada con poco verde e di un “parlare” diverso. Parma sei sempre di più la mia città ma perdonami ho bisogno di toccare le radici. Aggiornamenti in corso, un saluto Giorgia.

IL CORONAVIRUS E NOI. FRA SUD E NORD… : leggi il diario

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