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“Mi manca il vociare della città che si muove”

Giovanni Ferraguti

Si è sempre detto che stare in casa è bello! Se lo decidi tu, ma quando devi stare fra le mura di casa per una scelta obbligata ti sembra di essere in prigione. Questo per me.

L’estendersi del  “Coronavirus”, che ha fatto precipitare  la nostra città nella “zona rossa” di pericolo, ha obbligato tutti a cambiare stile di vita. A guardare le giornate dietro le finestre. A fare un passo indietro, anzi più di un  passo indietro.  E ognuno riflette sulle  sue rinunce.. Non mi manca l’aperitivo al bar o l’arancino da Filippo, o una cena da Davide  agli Antichi Sapori, o una sera al cinema. Manca invece  l’incontro con la gente, ascoltare il loro vociare, i loro commenti, lo sguardo sulla a città, con la vita di tutti i giorni. Che può sembrare uguale ma ogni mattina  è diversa. Vedi la città che cambia anche nei suoi colori, nel suo umore;  una mattina di sole o grigia o nuvolosa,o ventosa,  ma questo cambiamento è sempre affascinante. Osservi la città  che si muove, con le sue piccole o grandi novità . Guardi Garibaldi che  sembra avere l’espressione diversa da ieri, il  teatro Regio che sembra più giallo e la Pilotta che ti appare ancor più grande,osservi le bellezze  e le trascuratezze di una città che vive, che è attiva. Guardi tristemente un negozio che ha chiuso. Ma anche il cartellone degli spettacoli al Teatro Regio.  O la gente che si gusta l’aperitivo al Bistrò di Armando in piazza Garibaldi. E documento questo scorrere della vita cittadina, ogni giorno da sempre con le mie fotografie. Già questa passione-mestiere mi manca proprio.

Adesso siamo in stand-by, dobbiamo creare  nuove giornate dietro la finestra. Mentre fuori passano poche macchine, i bus sono mezzi vuoti e i pochi passanti con le mascherine.  L’atmosfera è surreale. Sembra un film. Siamo privi dei rapporti sociali. diretti. Sarà sufficiente guardare la tv, leggere il giornale, ascoltare musica, un libro, sistemare la cantina, rimettere in ordine le nostre scartoffie. Rimpiango la rinuncia a quel corso di cucina che oggi mi sarebbe tanto utile. I miei genitori quando sollevavo un problema, un disagio, concludevano  ad una voce  che “basta la salute”. Già se pensiamo a quello, in questo caso più di salute parliamo  di sopravvivenza,  vale la pena  di stare dietro la finestra, chiusi in casa  con le nostre rinunce ; il tempo necessario per abbattere questo brutto serpente di nome Coronavirus

IL CORONAVIRUS E NOI. FRA SUD E NORD… : leggi il diario

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