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Benvenuti a Parma, Capitale dell’insulto

Gabriele Balestrazzi

“Non tornare più”, “codarda”, “egoista”, “irresponsabile”, “immatura viziata”, fino all’immancabile “bambocciona” e all’elegantissimo “vada a fare in c…”. Mi sono fermato qui, fra gli oltre 250 commenti postati sulla pagina facebook della Gazzetta: e probabilmente, se è ancora come ai miei tempi, molti hanno scritto anche cose peggiori, che ora giacciono giustamente nel cestino virtuale di via Mantova.

Sono (anzi mi tocca dire “siamo”) i Parmigiani. La croce gialloblù deve essere stata fraintesa da qualcuno, se in ogni campo dello scibile umano sui social parmigiani non si leggono opinioni, ma irrevocabili sentenze come quelle che avete appena letto.

Di che cosa stiamo parlando? Di Irene, una ragazza siciliana studentessa fuorisede nella nostra città. Diversamente da tante colleghe e colleghi, aveva resistito fino al weekend in quella che ritiene con affetto (e spero continuerà a ritenere) la sua seconda città. La città “della rinascita”, come ho letto una volta da un’altra studentessa; la città dell’opportunità, come mi sento dire agli esami da chi – alla mia domanda su un possibile ritorno nell’amata Terra d’origine – mi risponde “Professore, da noi non c’è nulla…!”.

Ha aspettato e resistito fino al weekend, dopo un volo prenotato e improvvisamente cancellato. Poi ne ha fissato uno nuovo, domenica da Bologna. Aveva ormai le valige pronte, quando è arrivata l’indiscrezione (non la notizia nè il provvedimento ufficiale) che inseriva Parma nella zona rossa, o zona protetta come poi si è meglio chiarito. Che fare? Aspettare il giorno dopo col rischio di trovarsi “imprigionata” nella nostra città dove nel frattempo ogni attività universitaria era stata interrotta?

La scelta è stata quella di provare a partire subito, farsi ospitare la notte da amici di Bologna e poi partire con l’aereo regolarmente prenotato. Sapendo che l’arrivo in Sicilia avrebbe probabilmente comportato una auto-quarantena: assolutamente precauzionale, visto che la studentessa non ha avuto alcun problema di salute o di contatti a rischio. Per tradurre ancor meglio, la ragazza siciliana non aveva nulla di diverso dai coetanei che nelle stesse ore si ammassavano in via Farini senza giudizio per il rito dell’aperitivo. O dai parmigiani di ogni età che all’indomani (e a provvedimento del governo diventato ufficiale) si sarebbero risversati senza giudizio nei supermercati o in Cittadella, come ampiamente documentato dalle foto dei siti web parmigiani.

Eppure, eccola qui sottoposta al Tribunale del popolo parmigiano. Ecco Irene che “se fossi in te mi seppellirei dalla vergogna”, ecco Irene “fuggita come un coniglietto pasquale”. Fino a chi, basandosi sull’articolo di una persona che non conosce, ritiene di poterne radiografare anche l’Isee: “Qui non abbiamo neanche la prima casa, figurarsi la seconda, vista mare, per fare la quarantena. Non tutti hanno la tua fortuna cara studentessa privilegiata”.  

Con anche qualche immancabile pennellata di non trattenuto razzismo: “Avete voluto tornare al sud? Restateci”; “Che vadano loro nei campi a 1 euro all’ora, così avremo meno bisogno di immigrati in Italia”. Fino alla condanna senza appello: “il tuo egoismo mi disgusta”.

Lo ripeto: sono oltre 250 i commenti all’articolo postato dalla Gazzetta, e quasi tutti con questi toni. Ma allora il cronista che racconta Parma da 40 anni e che ne ricorda i mille slanci che hanno fatto notizia anche fuori dai nostri confini si chiede: siamo sicuri che sia stata Irene ad abbandonare Parma? O ad abbandonarla non sono invece, giorno dopo gjorno, quei parmigiani che si credono eredi della nostra cultura solo perchè postano piatti di anolini o di cavàl pìst? O perchè scrivono qualche frase in dialetto, spesso anche sbagliata?

Siamo ancora una volta Capitale: delle sentenze e sempre più spesso anche degli insulti. Con una presunzione che da tempo appartiene al nostro Dna e che da tempo viene ridicolizzata dai fatti: io amo ricordare gli esempi del calcio, dove saccenti parmigiani liquidarono Ancelotti come un allenatore “che non sa leggere le partite” e il più recente D’Aversa come “un allenatore da Lega Pro”… E due anni fa, non c’era un sindaco uscente incapace che qualunque candidato avrebbe disarcionato..? Come siano andate le cose, dal calcio alla politica, lo sappiamo tutti. Ma la presunzione e l’abitudine alla sentenza sono rimaste, semmai imbarbarite nel frattempo da un linguaggio che di parmigiano ha ben poco. Perchè la Parma vera è quella del dalmata Padre Lino dal cuore generoso, più che quella di certi social tastieristi che hanno di pramzan solo la carta d’identità.

Sia chiaro: il problema non è ritenere che Irene possa aver sbagliato, ci mancherebbe: ognuno ha diritto di esprimere la proprio opinione e di criticare. Anche se chi commenta non sa che il viaggio a Bologna è avvenuto su un treno semivuoto (probabilmente l’ultimo così, prima che la fuga di notizie facesse il suo effetto) e quello in aereo con mille precauzioni in più rispetto alle incoscienti movide di casa nostra. Ma ammettiamo anche che Irene abbia fatto – però sicuramente in buona fede, se qualcuno ha letto davvero e con attenzione il suo articolo – la scelta sbagliata. Ebbene: un parmigiano vero la prenderebbe da parte e le direbbe “Nàni, forse era più prudente restare. Ma ormai sei lì: trovate il modo di stare insieme in famiglia e poi ci rivediamo qui nell’Università che stai onorando con impegno e sacrifici” (altro che seconde case sul mare: chi arriva qui lo fa con mille acrobazie, affrontando parmigianissimi affitti talvolta vergognosi – e magari in nero – e magari con voli di ritorno a prezzi da strozzino, come è avvenuto nell’indifferenza generale lo scorso Natale).

Ma tutto questo invece non scandalizza i giudici parmigiani da tastiera. Per loro l’importante è scaricare il livore sul singolo viaggio di una 24enne: anche se non si conoscono che in piccola parte la cosa e le persone di cui si parla. Tu però non preoccuparti, Irene: ti aspettiamo ai Paolotti, nell’Oltretorrente dove ancora troverai la “tua” Parma, la più vera e generosa. Ti aspettiamo per darti e ricevere un po’ di Sapere e per costruire insieme il sogno tuo e di tanti altri ragazzi che il Sud lo lasciano e forse dovranno lasciarlo in futuro: questo sì che è il vero scandalo che dovrebbe scuoterci. Tu fai che la quarantena ti faccia più forte, respira senza sensi di colpa il sole e il mare della tua splendida terra, e poi ci vediamo qui con gli altri: c’è un mondo, sempre più arido, da cambiare insieme!

IL CORONAVIRUS E NOI. FRA SUD E NORD… : leggi il diario

10 risposte a "Benvenuti a Parma, Capitale dell’insulto"

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  1. Trovo questo articolo piuttosto banale, : quando alla gente si dice di stare a casa un giudizio morale contro questa fuorisede è del tutto lecito. E questo sarebbe stato uguale se fosse un ragazzo, magari di Parma. Ai due ragazzi parmigiani andati a Madrid i giudizi sono stati identici.
    Cosa vogliamo dire alla signorina? Che ha fatto bene? Vogliamo non dirle nulla? O una tirata di orecchie bisogna fargliela? Io sono distante 300km dai miei in territorio ducale, potrei lavorare a Parma con smartworking ma non lo faccio perchè è tutta zona rossa. Giusto fare pesare e tanto alla ragazza i comportamento gravemente scorretto.
    Siccome spesso noto che i giornali vengono giudicati da qualcuno piu dal titolo che dal contenuto questo titolo è grave secondo me: la signorina dovrebbe ringraziare e pregare il Padre eterno che studia a Parma, che non è capitale dell’insulto ma dell’accoglienza e generosità tanto da ospitare tanti fuori sede che, se Parma fosse capitale dell’insulto, non ci resterebbero dopo la laurea..

    Al netto del banalismo e moralismo facile, i laboratorialisti cosa sanno dire di veramente utile e soprattutto coraggioso che faccia bene alla nostra città?

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    1. Di banale c’è invece molto proprio nel suo commento. 1) Non si era ancora detto alla gente di stare a casa. E non è un dettaglio da poco. 2) Non è vero che i giudizi siano identici a quello per i ragazzi di Madrid, che peraltro sono “evasi” a zona rossa già attiva, diversamente dalla ragazza. Ma soprattutto, è sufficiente scorrere i commenti per capire che qui c’è anche una dose di razzismo che ovviamente ai due turisti non è stata riservata. 3) Che il comportamento sia stato gravemente scorretto, viste le modalità del viaggio che lei probabilmente non si è neppure preso la briga di leggere, non direi. 4) Del titolo sono ancor più sicuro, perchè vivendo a Parma e non a 300 km di distanza la supponenza di tanti miei concittadini la osservo e respiro ogni giorno di più. 5) Molti ci restano perchè i parmigiani non sono tutti come i commentatori di cui si è parlato in questo articolo. Per fortuna.

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  2. 1)puntualizzazione che non ha senso. 2)La ragazza è andata sino a Bologna, è stata con gli amici e per di più ha preso l’aereo: possibilità di contagiare tanti altri! Una superficialità inaudita quella della signorina.. Per un commento razzista cercato con il lanternino si dice che i commenti sono razzisti: tuttavia, nelle prime quattro righe dell’articolo che riporta le offese non trovo nessun razzismo. Mi dica dove? Forse non è che lo stiamo cercando a tutti i costi quando non c’è??
    3)Il comportamento è scorretto e poco rispettoso perchè va al sud dopo essere stata in una zona a rischio come Parma rischiando quindi di contagiare i suoi conterranei . 4) stando a guardare il cielo dalla finestra per vedere le albe e frequentando le librerie e biblioteche e cittadine non si riesce ad avere il contatto e il polso con la città vera, un contatto che forse lei non ha pienamente. La ricerca dei fantasmi del razzismo, della maleducazione e dell’odio in una città ospitale e civile come Parma mi fa capire che lei non conosce Parma. Lo sa lei quanti studenti fuorisede si fermano dopo la laurea nella città “razzista” di Parma? Quasi tutti. Se vivessero effettivamente tutto questo odio (che in realtà non c’è) andrebbero altrove. Così come andrebbero altrove i tanti non parmigiani e non italiani che abitano a Parma sempre più numerosi viste le statistiche uscite recenti del Comune di Parma.

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  3. 1) Altro che se ha senso: quando la ragazza è partita nessuno scienziato e nessun politico avevano stabilito che da lì non si potesse partire. C’era solo la raccomandazione di adottare misure di precauzione, cosa che vale su un treno, su un aereo, su un filobus e all’aperitivo di via Farini. Irene ha adottato in tutto il suo viaggio molte più precauzioni che i giovani parmigiani sabato e domenica. 2) Il razzismo a Parma, oltre che nei commenti di questo articolo, solo un cieco può non vederlo. 3) Da qui l’auto-quarantena: quindi per 15 giorni non incontrerà amici e perfino nella sua stessa casa non si mescolerà coi familiari. E’ probabile che in questi 15 giorni avremo occasioni di contagio (attivo o passivo) io e lei a Parma 4) Io giro quotidianamente la città: e l’ho fatto, con le dovute precauzioni, anche in questa settimana , compreso ieri. Quindi parli di ciò che sa e di chi conosce che così fa più bella figura. Grazie 5) Certo che tanta gente da fuori arriva e resta a Parma: per fortuna mica tutti i parmigiani sono come chi ha commentato quell’articolo con tanto livore.

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  4. 1) le misure di precauzione sono importanti. Quando la signorina è andata sul treno avrà sicuramente incontrato persone del sud italia magari salite da roma in giù e magari le può avere contagiate. Anche se non esiste un divieto ci deve essere un senso di responsabilità. Non vedere i genitori sino al 3 aprile non è la fine del mondo, e tanto meno mangiare i taralli o gli arancini. 2)Nonostante la mia domanda lei alla fine,come prevedibile, non riesce a trovarmi il razzismo nè nelle prime 4 righe dell’articolo che riporta le considerazioni dei lettori alla ragazza, ma neppure nei miei commenti per il semplice motivo il razzismo non c’è.

    C’è una ricerca spasmodica, compulsiva, ossessiva dei fantasmi del razzismo, (anche in alcuni casi della violenza sulla donne, che c’è per carità, ma vorrei che mi si dicesse la differenza tra patata bollente e Spadolini ridicolizzato nudo per il pene piccolo tipico degli uomini con grasso addominale). Al netto dei fantasmi del razzismo che a Parma non c’è, quali altri argomenti avete voi?

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  5. 1) Lei non era su quel treno e su quell’aereo: quindi non può sapere se ha rischiato di contagiare persone piùdi quanto non abbia fatto io facendo spesa all’Unes o lei nei suoi spostamenti parmigiani. 2) La frase sui taralli e gli arancini è una idiozia di chi continua a giducare persone che non conosce 3) Sul razzismo io i commenti li ho letti: lo faccia anche lei e poi mi saprà dire. Buonanotte

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  6. se lei tra le prime righe dell’articolo non mi sa neppure elencare un insulto razzista significa che cerca in ogni dove i fantasmi del razzismo. Quindi è come cercarsi un nemico per aver il pretesto per dire qualcosa.

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  7. Che vadano loro nei campi a 1euro all’ora così avremo meno bisogno di immigrati in Italia.
    RestateCi.
    a fine epidemia, possono tranquillamente rimanersene giù così evitano anche di intasare un mercato del lavoro già ipersaturo
    Sanguisughe che non siete altro. Rimane lì dove sei
    Ribadisco il RESTATE A CASA… ma aggiungo… A CASA VOSTRA… là sotto la “linea gotica”
    ‪#‎aiutiamolaacasasua
    Uè Accatatevilla!!!
    Portandosi dietro la famosa valigia coi rimasugli di olive e arma letale di distruzione di massa.

    Fine della trasmissione. Non riprovi a dire sciocchezze o a mettere in dubbio la mia sincerità e correttezza. Altrimenti la prossima volta la faccio dialogare direttamente con il cestino.
    Buona giornata.

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  8. Non c’è razzismo. Il razzismo è dire sporco negro. Queste sono costatazioni, anche condivisibili.

    “Che vadano loro nei campi a 1euro all’ora così avremo meno bisogno di immigrati in Italia.”
    Giusto, qui si parla di caporalato in Italia. Il lettore ha aperto in modo intelligente un discorso importante che il silente mondo dell’informazione tratta marginalmente.

    “a fine epidemia, possono tranquillamente rimanersene giù così evitano anche di intasare un mercato del lavoro già ipersaturo”
    E’ vero questo, non è razzismo. C’ è una precariatà che fa paura anche al nord.

    “Sanguisughe che non siete altro”
    E’ difficile vedere in ruoli di potere nel settore pubblico gente del nord italia.

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