Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia

Diario di un’incosciente

Rita Gaviano

Mi presento, mi chiamo Rita, ho 26 anni, non scrivo ufficialmente per Parmasofia ma sono una di voi.

Ho iniziato a pensare a questo articolo oggi alle 4,05 quando, presa d’assalto da certi sogni ho deciso, non riuscendo più a dormire, di mettere nero su bianco la mia storia dopo aver letto in questi giorni le esperienze dei miei colleghi.

Questo articolo nasce estrapolando alcuni pensieri dal mio diario personale chiamato per l’occasione “Diario di un’incosciente”.

Voi vi chiederete perchè di un’incosciente?

Ebbene da quando ho deciso di tornare nella “rossa” Parma, “incosciente” è diventato il mio secondo nome, o forse addirittura il primo.

Tutto è iniziato quando il 5 febbraio casualmente mi sono imbattuta in un prezzo stracciato del biglietto aereo per tornare a casa mia, a Cagliari, la città del sole, per il 5 marzo e trattenermi per il fine settimana, troppo poco tempo me ne rendo conto, ma dopotutto sempre meglio di niente no?

Mi ritengo fortunata perchè a differenza di molti altri miei colleghi, costretti a prendere pullman e/o treni per molte ore, io ho la comodità di poter prendere un aereo e nel giro di un’ora essere a casa mia.

Ciò che è successo alla fine del mese di febbraio lo sappiamo tutti, il Coronavirus, il Covid-19, si è scatenato come una furia sull’Emilia-Romagna, sulla nostra bella Parma e sta seminando il panico.

Scuole chiuse, università chiuse, tutti a casa per almeno una settimana, che sono diventate due, poi tre e chissà ancora quanto tempo dovrà passare prima che la normalità rientri nei nostri canoni.

La mia famiglia mi chiama “Torna a casa Rita, torna qua, cosa ci fai a Parma? Una vacanza qui ti farebbe bene, respiri l’aria di mare, riabbracci le tue amiche”, ovviamente la situazione non era grave come questi giorni; ma io sono testarda, una dote che ho scoperto aver acquisito solo di recente e finchè non ho avuto la conferma ufficiale della chiusura dell’università per la seconda settimana non me la sono sentita di anticipare la partenza.

Nella serata di sabato 29 febbraio arriva finalmente la conferma da parte del rettore, nell’immediato cambio il biglietto, felice di poter stare con la mia famiglia per un’intera settimana.

Sono felice ma allo stesso tempo preoccupata; Christian, il mio fidanzato con cui vivo a Fornovo di Taro, a 23 Km da Parma, mi ha incoraggiata e rassicurata, e così dopo una frettolosa serata a preparare i bagagli arriva il giorno della partenza, domenica 1 marzo alle 9,30.

C’è pochissima gente in aeroporto, il personale porta guanti di lattice e mascherine, molti altri passeggeri lo stesso, ma nessun controllo sanitario.

Ho un attimo di panico e penso “sto facendo una cazzata a tornare a casa? Sto agendo da persone responsabile? E se avessi contratto il virus in modo asintomatico?”

Assorta nei miei pensieri non mi accorgo neanche che le gambe mi hanno portato sopra l’aereo e che quasi automaticamente sono alla ricerca del mio posto, l’ho fatto così tante volte. Ma quel giorno l’ho fatto probabilmente da incosciente.

Mi siedo,  vicino a me una signora, anch’ella con la mascherina, si sentono degli starnuti, dei colpi di tosse, cala il gelo.

Si perchè la paura fa questo, ci fa rabbrividire per uno starnuto.

In un secondo momento la mia vicina di posto, probabilmente accaldata e stanca di respirare la sua stessa aria dentro la mascherina, toglie fuori il naso e fa un respiro profondo; io la guardo allibita, un’altra persona che non ha capito la vera utilità delle mascherine, che la usa tanto per fare, almeno è quello che mi auguro ancora oggi dopo quasi dieci giorni.

Atterro a Cagliari in anticipo, una situazione stranissima perchè Ryanair non è mai in anticipo, ma essendoci stati pochi passeggeri le procedure sono state più svelte.

Pensavo che i controlli all’aeroporto fossero solo una leggenda, invece con stupore mio e non solo, sono stati fatti.

Nessuna misura drastica s’intenda, solo la misurazione della temperatura, ma meglio di niente.

Mio padre mi accoglie a braccia aperte, mia mamma e mia nonna sono sorprese di vedermi entrare a casa perchè quasi nessuno sapeva del mio arrivo anticipato.

Quella settimana è stata quasi perfetta: l’amore e gli abbracci della mia famiglia, le confidenze con le mie più care amiche, l’odore del mare, il maestrale, il parco dei tulipani. In una parola SARDEGNA.

Ho scritto “quasi” perfetta perchè non sono mancati momenti in cui qualcuno, vedendomi, è entrato nel panico, coprendosi la bocca e il naso con la sciarpa per non respirare l’aria che stavo respirando io e tenendosi a debita distanza.

Rassicurare serve a poco, la gente non capisce e anche se non detto ad alta voce, mi sono sentita come la strega cattiva portatrice del virus che poteva benissimo starsene rintanata al nord.

Ma io cerco di essere una roccia, mi racconto che questi gesti non mi possono scalfire ma la realtà è diversa, fa male si, e da quel momento ho iniziato a desiderare di tornare a Parma.

La vacanza cagliaritana è volata così in fretta che neanche me ne sono accorta, finchè la notizia di sabato 7 marzo mi ha riportato alla triste realtà delle cose.

Ultima sera con la mia famiglia, una cena tipica di quelle che ti fanno leccare i baffi; il telefono, senza suoneria è lontano, molto lontano perchè a casa mia è la regola: niente telefono a tavola, si parla tra di noi.

Non appena finisco di mangiare lo riprendo in mano e trovo una sfilza di messaggi, prima di aprirli mi sono chiesta “Cosa succede adesso?”, il primo messaggio che apro è quello di Christian “Amore stanno chiudendo la Lombardia e altre 11 province, Parma è zona rossa” il mio cuore ha perso un battito;  apro i messaggi delle altre chat stessa cosa, leggo l’incredulità nelle parole dei miei colleghi e dei miei amici.

Sono spiazzata. In queste settimane sto seguendo le notizie più assiduamente del solito, per una sera non l’avevo fatto, ho preferito un programma d’intrattenimento, sono stata presa alla sprovvista, totalmente impreparata a quella che, nel corso di quelle ore così decisive, sarebbe stata la mia scelta incosciente.

Cambio canale, ascolto le notizie, chiamo Christian, abbiamo entrambi le lacrime agli occhi ma cerchiamo di parlare con calma e rassicurarci a vicenda; poi la bozza.

Attimi di odio e di crisi, pensando cosa fare e cosa non, ma infondo sapevo già.

Io volevo affrontare tutto questo non al sicuro con la mia famiglia in Sardegna, ma con il mio compagno qui nella provincia di Parma.

Al cuore non si comanda e avrei fatto di tutto per rientrare il giorno dopo in Emilia, nella mia casa d’adozione universitaria.

Mi sono opposta fortemente alle richieste dei miei genitori di restare, ma in fin dei conti il mio volo per Parma non era stato annullato, il decreto non era ancora ufficiale e una piccola speranza c’era.

La stanchezza mi assale, il pianto mi ha ridotto uno straccio, crollo sul letto e dormo fino al suono della sveglia; è domenica 8 marzo e sono le 5,30.

Leggo le notizie “Conte ha firmato, le province chiuse sono 14” .

Di nuovo il panico mi assale, ma ricordate che sono testarda e incosciente; nonostante tutto all’aeroporto ci sono andata, credo di non aver pregato così tanto intensamente  da anni, ebbene io quell’aereo l’ho preso alle 7,35 e alle 8,40 ero al Giuseppe Verdi.

Controlli? Nessuno, di nessun genere.

Tutto è stato fatto troppo in fretta, per organizzare dei blocchi serve del tempo.

Certo sulla tangenziale non c’era anima viva, certo i supermercati erano pieni ma rispettosi delle nuove norme imposte.

So che la situazione è e sarà difficile, so che la maggior parte di voi mi darà della stupida per non essere rimasta in Sardegna con mamma e papà a proteggermi, ma io volevo tornare.

La sera stessa ho ricevuto chiamate, rimproveri e messaggi premurosi da persone che da anni mi ignorano e che mi hanno lasciata molto perplessa.

Dicono “Ma noi lo facciamo per il tuo bene, vogliamo solo proteggerti, non vogliamo metterti alla gogna”, ma chi è al sicuro oggi? Anche in Sardegna i casi aumentano giorno dopo giorno.

Sono stata accusata di essere una che fugge, ma per quale motivo?

Io non sono fuggita dal virus, ho fatto l’esatto opposto! Gli sono andata incontro.

E’ davvero così sbagliato scegliere di affrontare questa situazione con la persona che si ama?

Ed eccomi qua, io Rita detta l’incosciente, sono a casa da due giorni in quel di Fornovo, rispetto le norme imposte e mi riguardo.

Sono preoccupata? Chiaramente.

Mi manca la mia famiglia? Certo che si.

Ma ho fatto una scelta, per favore non condannatemi.

Sono le 5,13 e ora che ho scritto mi sento meglio, forse riuscirò a concedermi altre due/tre ore di sonno.

Buonanotte.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: